Psicologo-Psicoterapeuta ad orientamento gestaltico - Monza

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Psicologo, Psicoterapeuta, Psichiatra: quale differenza?

Per diventare psicologo è necessaria la laurea in psicologia, un tirocinio formativo di un anno e il superamento dell’ esame di Stato per essere abilitati all’esercizio della professione e consente l’iscrizione nell’apposito Albo. Lo psicologo può svolgere valutazioni diagnostiche, colloqui individuali o di coppia di orientamento/ consulenza/ sostegno. Può anche condurre gruppi tematici.

Lo psicoterapeuta è uno psicologo o un medico che al termine della rispettiva laurea svolge un percorso di formazione quadriennale in psicoterapia. E’ in grado di aiutare la persona, prevalentemente attraverso il colloquio, ad affrontare e risolvere il suo disagio psichico. Può lavorare in setting individuale, di coppia, familiare o di gruppo.

Lo psichiatra è un medico, che al termine della laurea in medicina e chirurgia svolge un corso di specializzazione quadriennale in psichiatria. Ha quindi un approccio al disagio psichico prevalentemente “medico”, l’unico a poter prescrivere farmaci ( psicofarmaci).


La Psicoterapia della Gestalt

La Psicoterapia della Gestalt si inserisce nell’ambito delle terapie umanistiche, nasce in America intorno al 1950 e contribuirono alla sua formulazione anche l’Olismo, la Fenomenologia e l’Esistenzialismo.

I principi che caratterizzano questo approccio terapeutico sono:
La visione olistica, cioè il considerare l’uomo come un organismo unificato capace di funzionare su più livelli tra loro interdipendenti, integrati ed integrabili: Il livello del pensiero (mente) e il livello dell’azione (corpo). La persona è costituita dal funzionamento integrato nel tempo e nello spazio dei vari aspetti della persona. La mia formazione mi porta a considerare e ad osservare globalmente come la persona blocca il respiro, quali rigidità corporee, come si pone in relazione con me, oltre al livello verbale. Da questo punto di vista, quindi, curare esclusivamente un aspetto della persona o identificare una parte come la causa del problema significa frammentare artificialmente ciò che in realtà è qualcosa che funziona come unità.
L’intenzionalità organismica: ogni individuo ha la capacità di evolvere naturalmente verso la sua realizzazione, ma talvolta non essendo sostenuto a sufficienza dall’ambiente relazionale in cui vive, questa tendenza all’autorealizzazione viene bloccata. La Psicoterapia in questo senso ha l’obiettivo di creare un ambiente in cui la spontaneità di evoluzione si ripristini. Infatti come Psicoterapeuta della Gestalt sono interessata non tanto al perché un individuo sia così, quanto al come e cosa sperimenta nella relazione con l’altro.
Il Contatto: La terapia della Gestalt viene definita anche Terapia del Contatto, dove il buon funzionamento della persona dipende dalla capacità di fare un buon contatto, inteso come esperienza interna in cui l’individuo si sente raggiunto dall’altro.
La Positività del sintomo: Il sintomo viene visto non come qualcosa da eliminare, da debellare o combattere, ma come un adattamento creativo della persona ad un ambiente relazionale che non ha sostenuto la sua tendenza innata all’autorealizzazione. In questo senso il disturbo non è mai intrapsichico ma si sviluppa in una relazione ed è curabile in una relazione: ciò che cura non è la spiegazione razionale, ma il poter sperimentare nella relazione terapeutica la possibilità di tornare a vivere con pienezza, rispettando la propria capacità innata di autoregolarsi nelle relazioni.
Il Qui ed ora: L’approccio della Gestalt guarda al passato perché esso rappresenta la storia dell’individuo e ne racconta le esperienze: io sono questo! Ma il lavoro per la crescita evolutiva deve basarsi sul presente, “chiudendo” le esperienze aperte che non permettono all’individuo di riprendere il cammino evolutivo verso la propria innata capacità di regolarsi nella relazione, e non solo a livello verbale, ma anche a livello di sicurezze corporee e definizioni sociali o relazionali. Inoltre, questo principio mi porta ad avere una visione più globale delle patologie, dal momento che queste non si possono scindere dal contesto sociale in cui sorgono.

Per sintetizzare il senso del lavoro terapeutico nell’approccio gestaltico, mi piace concludere con le parole di Margherita Spagnuolo Lobb, direttore dell’Istituto Hcc Italy, nonchè figura significativa per la mia formazione professionale e personale: “La capacità del terapeuta di creare un contesto in cui il paziente possa sviluppare la propria integrità si attua attraverso una danza tra terapeuta e paziente. Non è la tecnica esercitata da una persona esperta su un’altra persona che chiede aiuto, è la co-creazione di uno spazio relazionale in cui i valori, le personalità, i modi personali di affrontare la vita giocano un ruolo fondamentale. È la danza che il terapeuta, con tutta la sua scienza e la sua umanità, e il paziente, con tutto il suo dolore e la sua volontà di guarire, creano per ricostruire la base su cui poggia la vita di relazione, il senso di sicurezza nella terra e nell’altro, e quindi il lasciarsi andare nell’intimità”.

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