Psicologo-Psicoterapeuta ad orientamento gestaltico - Monza

Ipersensibilità: limite o opportunità?

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2021
14

scritto da on Letture utili, Pensieri

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Emotivi

Poveri noi, condannati a sentire un pò di più, a vedere un pò più in là, a soffrire un po’ di più.

Poveri noi, destinati ad indossare malumori altrui e sofferenze estranee prese in prestito e mai restituite.

Nella prossima vita

toglieteci l’amplificatore dell’anima. (MeP)

Cos’è l’ipersensibilità? come vivono e percepiscono le persone ipersensibili?

Rolf Sellin, esperto di ipersensibilità e autore di vari testi sul tema, ha esaminato e studiato questo tratto distintivo di alcune persone. Sellin dice: “La persona ipersensibile percepisce più stimoli ed informazioni rispetto agli altri, con maggiore intensità e coinvolgimento interiore. Si immedesima nel prossimo e fin dalla più tenera età è capace di comprendere le persone: Questo significa avere a che fare con una elevata quantità di stimoli, anche intensi, soprattutto durante l’infanzia in cui il sentire non è ancora mediato dal verbale, richiedendo uno sforzo energetico e un impegno più grande delle persone con una sensibilità normale”. Più che essere uno svantaggio, questa caratteristica può essere un dono, purchè sia il soggetto che le persone intorno la accettino e imparino a gestirla in modo corretto. Viceversa, rifiutare la propria ipersensibilità può essere un danno molto determinante per il benessere psicologico della persona.

Gli studi sull’ipersensibilità dicono come questa sia una caratteristica ereditaria, un elemento distintivo e un talento. Sembra che il 10-20% della popolazione sia ipersensibile, quindi è una caratteristica molto diffusa, tra vari popoli e in varie culture, esiste da sempre e si riscontra anche nel mondo animale. Nessuna terapia può eliminare questo tratto ma si può lavorare per migliorare la vita delle persone sensibili e di chi li circonda (Sellin lavora con i genitori piuttosto che con i bambini, ad esempio).

Gli ipersensibili oggi: In un epoca in cui siamo inondati di stimoli e informazioni, in cui la vita viaggia con una accelerazione costante, le persone ipersensibili hanno bisogno di tempi maggiori per adattarsi. “Se non c’è l’accettazione da parte del mondo che ti circonda impari a mettere da parte, a squalificare, ad evitare questo tratto caratteristico. Ma i vissuti e il sentire è a tutti gli effetti una forma di energia, che non si dissolve nell’aria ma si trasforma, prendendo la forma di sintomi o disturbi che possono fare capolino soprattutto in un momento di fragilità o di fatica della propria vita. Non è l’ipersensibilità il problema ma ciò che ce ne facciamo.

Quali suggerimenti utili? Quindi in primo luogo dare dignità e legittimità a questa caratteristica, rispettando il tempi e i modi dei bambini (e di sè stessi quando si diventa adulti). Il rifiuto alimenta l’insicurezza e il dubbio sulle proprie capacità e le proprie condotte. Il dubbio su di sè si insinua anche rispetto al proprio modo di sentire le cose, in particolare la percezione del corpo.

Perchè è importante il corpo? Il corpo è il nostro organo di contatto, che ci permette di orientarci nel mondo. In base a ciò che sento e a come gli altri me lo riconoscono, io strutturo la mia identità e il mio stare al mondo con più o meno spontaneità. Per l’ipersensibile il corpo diventa un nemico, impara ad non considerarlo, non presta attenzione alle percezioni fisiche in generale che sono quelle alla base dell’intuito. Quindi, dal dolore di non poter essere ciò che si è, si inizia a strutturare un danno per il benessere e l’integrità della persona. Questo dimenticarsi del corpo, infatti, presto si farà sentire sotto forma di alterazioni e fastidi, sintomi e malesseri spesso senza una causa riferibile. Da questo si arriva alla perdita del contatto con i propri bisogni (è difficile sapere di cosa si ha bisogno), si è incerti delle proprie capacità e dei propri limiti (si orienta in base a ciò che dicono gli altri), c’è una grande dispersione di energie (se non percepisco me stesso sono in constante contatto con l’esterno, quindi iperstimolato con una grande fatica). Può accadere di sentire poco chiari i limiti rispetto agli altri (perdere il contatto con il corpo fa perdere la percezione dei propri limiti e del pericolo e spesso c’è il vissuto di essere invaso dall’altro; in conseguenza, se si accorge troppo tardi, si hanno reazioni spropositate). L’ipersensibile si perde nei pensieri, dando vita a rimuginii, in realtà ci sarebbe bisogno di passare all’azione ma non essendo radicato nel corpo passare all’azione, avere chiaro come agire è difficile. Anche prendere decisioni è difficile perchè non c’è l’aiuto del sentire corporeo, quindi si è in balia. E’ facili che si strutturi una scarsa autostima perchè si percepiscono di più gli altri che non sé stessi: c’è una preoccupazione perenne per come si viene percepiti dagli altri, quindi si giudicano dall’esterno: mentre i meno sensibili ragionano secondo il loro sistema di valori, gli ipersensibili secondo il sistema degli altri.

Come si struttura una sofferenza partendo dall’ipersensibilità? L’essere centrati sull’esterno, piuttosto che sul corpo o sull’interno, allena un piccolo radar che percepisce ogni piccolo segno di disapprovazione o esitazione, anche implicito o solo pensato. La persona sensibile impara ad orientarsi in base agli altri, in base a ciò che gli altri pensano o percepiscono, sacrificando il proprio sè per l’altro perchè l’appartenenza è più importante e anche per la mancanza di sostegno (il genitore che non vede ciò che fa bene al bambino). Questo può portare pian piano a strutturare problematiche ansioso-depressive, uno stile dipendente, insoddisfazione e rabbia.

Cosa sostiene gli ipersensibili? Il primo passo è la percezione, piuttosto che la consapevolezza. Modificare la percezione, ponendosi al centro di questa, sostiene il processo di riappropriarsi di ciò che si sente e di conseguenza aiuta a riorientare il proprio agire. Nl caso di bambini in età scolare, è importante il lavoro con i genitori affinchè siano consapevoli di certe reazioni dei loro figli, potendone leggere la reale intenzionalità (troppo sesso i genitori leggono come capricci i segni di malessere dei bambini ipersensibili) e attuando modalità comunicative e relazionali a sostegno del bambino e della sua identità. Per gli adulti, sarà importante un lavoro di terapia individuale che aiuti a prendere consapevolezza delle difficoltà e a trovare strategie di adattamento all’ipersensibilità, oltre che lavorare per ripristinare l’autostima spesso compromessa.

Bibliografia:

  • R. Sellin, I bambini sensibili hanno una marcia in più
  • R. Sellin, Le persone sensibili sanno dire di no, Feltrinelli sellin personesellin bambini

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