Psicologo-Psicoterapeuta ad orientamento gestaltico - Monza

La ripresa della quotidianità dopo le festività

gen
2021
13

scritto da on Letture utili, Pensieri

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Finite le festività, si ritorna alle attività quotidiane. In questi giorni di ripresa dei colloqui dopo la pausa natalizia, i racconti dei pazienti sono caratterizzati da sensazioni e vissuti con una coloritura speciale. Non c’è la gioia tipica del periodo di feste trascorso riposando, recuperando energie, facendo cose piacevoli come viaggiare, stare in compagnia di amici o della famiglia. Colgo sfumature nuove, certamente legate all’atmosfera creata da questo stato di pandemia. Tristezza, agitazione, apatia, emotività labile: in quasi tutti i colloqui il vissuto è di essersi sentiti, mai come prima d’ora, più sensibili e risonanti al mondo circostante. La sensazione è di non essere riusciti a godere appieno del tempo a disposizione. Di aver sentito una certa inquietudine.

Lo sfondo che abitiamo in questo tempo di pandemia ci sollecita emotivamente e c’era da aspettarselo: la necessità di limitare i contatti, il rallentare caratteristico dei lunghi periodi di festa, l’inverno che per antonomasia è la stagione del dentro più che del fuori, del raccoglimento più che dell’essere aperti, ha portato ad entrare più in contatto con le emozioni profonde. Emozioni che nella quotidianità frenetica e piena a cui siamo abituati, si perdono e si confondono con il rumore del vivere. Ognuno si esprime nel suo stile unico che lo caratterizza. Chi ha uno stile tendente alla sensibilità e alla tristezza, riporta forte questo sentire, chi ha paura di non potersi fidare del proprio corpo, racconta di sintomi e problemi che lo spaventano e così via. Raccolgo magoni, dolori fisici o paure di malattie, lacrime trattenute, tristezze che hanno voglia di incontrare un Altro che le ascolti e che le riconosca, che dia dignità e senso a quello che accade, che possa dire alla fine: “hai ragione, ti comprendo, e tutto questo che ti accade è normale”.

Spesso mi arriva la domanda “come faccio a sostenermi per attraversare questo momento? e soprattutto come posso sostenermi nella pausa tra i nostri colloqui?“. L’esperienza clinica mi ha fatto mettere a fuoco alcuni suggerimenti che rispondono a questa domanda. Questi permettono di andare sulla concretezza, aiutano a riappropriarsi di questa esperienza di vita che spesso sembra essere altro rispetto alla vita reale, come fosse una parentesi a sé stante, quasi come un’intrusione. Mettere in atto questi suggerimenti permette di integrare questo momento difficile, renderlo parte della nostra storia e attraversarlo

  • dare dignità al dolore: avere uno sguardo compassionevole e caritatevole sul nostro stato d’animo, non biasimarci
  • non paragonarsi agli altri: ognuno soffre a proprio modo, non esiste chi soffre meno o di più. L’unica verità è il vissuto di ciascuno.
  • prendersi il tempo per fare cose belle: fare cose piccole ma piacevoli, ci aiuta a rigenerarci, a restituirci un senso di padronanza ed efficienza
  • stare all’aria aperta: concedersi delle passeggiate, nel tempo libero, nei trasferimenti e quando si fanno commissioni
  • comunicare il proprio stato di disagio ai familiari: se gli altri conoscono il malessere possono trovare il modo di non lasciarci soli e di dare un aiuto concreto.
  • non chiedere troppo alla proprie forze: il sintomo è una richiesta di rallentamento, come accade nell’influenza, solo fermandosi ci si prende cura e si agevola il processo di guarigione, recuperando energie
  • imparare a chiedersi come sto? ho energia per fare questa cosa?: dedicarsi alle attività piacevoli e che non richiedono più energia di quella che abbiamo a disposizione
  • concedersi di rallentare: l’accelerare è la malattia del nostro tempo, a cui, purtroppo, rispondiamo accelerando, creando così un circolo vizioso.

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